Frequently Asked Questions

Le domande più frequenti sul bilinguismo

Fonte bilinguepergioco.com

La ricerca ha evidenziato che esistono molti modi diversi di essere bilingue e tutti ricchi di vantaggi. La definizione comunemente accettata del tipo: “E’ bilingue chi parla due lingue come un monolingue” è sia riduttiva che fuorviante, è basata sull’idea che un bilingue sia come un doppio monolingue, mentre invece non è mai così. Nel tentare una classificazione però si possono distinguere alcune categorie di bilinguismo:

CLASSIFICAZIONE BASATA SULL’ETA’ A CUI VIENE INTRODOTTA LA SECONDA LINGUA:

  • Bilinguismo nella prima infanzia se la seconda lingua viene introdotta fin da subito, comunque entro i 3 anni
  • Bilinguismo infantile se la seconda lingua viene introdotta dopo i 3 anni, anche a scuola
  • Bilinguismo tardivo se la seconda lingua viene introdotta dopo la pubertà

Per la ricerca sia chi rientra nel primo (Bilinguismo nella prima infanzia) che il secondo gruppo (Bilinguismo nell’infanzia) può essere considerato madrelingua, ma non i membri del terzo gruppo (Bilinguismo tardivo), anche se dovessero arrivare a parlare molto bene la seconda lingua. Infatti l’età a cui viene introdotta la seconda lingua ha degli effetti importanti sullo sviluppo e il funzionamento del cervello, per cui anche se la padronanza della lingua dovesse risultare simile sono molto diversi i processi mentali e cerebrali, il che ha un grosso impatto sulla facilità con cui la persona parla la lingua, ma anche sul modo in cui il cervello gestisce molti altri stimoli. Inoltre mentre chi diventa bilingue nell’infanzia facilmente arriva ad avere un accento da madrelingua, lo stesso accade solo molto raramente per i bilingui tardivi.

Principalmente per permettere al proprio figlio di seguire le indicazioni ministeriali ed il piano di studi del Curriculo Ministeriale Italiano e parallelamente di riuscire ad apprendere la lingua inglese con facilità e metodo, senza forzature ma in maniera naturale attraverso l’immersione in una realtà che quotidianamente accoglie entrambe le lingue. Più i bambini sono piccoli, infatti, e più è facile per loro apprendere un’altra lingua, in modo molto naturale e spontaneo. Inoltre iniziare molto precocemente ha molti vantaggi: aumenta la probabilità che il piccolo impari la seconda lingua senza accento, come un vero native speaker o quasi, e fa si che l’apprendimento di ulteriori lingue in futuro sia molto più semplice.

Fonte bilinguismoconta.it

DAL PUNTO DI VISTA CULTURALE il bilinguismo rappresenta una ricchezza poiché permette al bambino di confrontarsi con due lingue e quindi con due culture diverse, imparando una maggiore tolleranza anche verso le altre culture. Saper comunicare in due lingue può fornire inoltre un indubbio vantaggio sul mondo del lavoro.

DAL PUNTO DI VISTA COGNITIVO il bilinguismo ha effetti positivi sia linguistici che non linguistici. A livello linguistico, conoscere più di una lingua permette al bambino di avere maggiore consapevolezza sulla struttura e il funzionamento delle lingue, avvantaggiandolo quindi rispetto ai coetanei monolingui nell’analisi metalinguistica e nell’apprendimento di altre lingue. A livello non-linguistico, inoltre, si è notato che il bilinguismo ha effetti molto positivi anche sull’attenzione: i bilingui, infatti, sono avvantaggiati nelle situazioni che richiedono una buona attenzione selettiva, ovvero una capacità di concentrarsi sulle informazioni rilevanti e di inibire quelle non rilevanti, come capita quando si devono gestire più compiti contemporaneamente o si deve passare velocemente da un compito all’altro.

CONSAPEVOLEZZA METALINGUISTICA: Il fatto di conoscere più di una lingua porta i bilingui a sviluppare una maggiore abilità metalinguistica, ovvero una maggiore conoscenza spontanea della struttura del linguaggio. I bambini bilingui sono in grado di notare intuitivamente la struttura e il funzionamento delle lingue e ciò li può avvantaggiare rispetto ai coetanei monolingui nell’acquisizione delle lingue straniere.

DECENTRAMENTO COGNITIVO: i bambini bilingui maturano una precoce consapevolezza del fatto che le altre persone possono vedere le cose da una prospettiva diversa dalla loro. Questo “decentramento cognitivo”, noto anche come “Teoria della mente”, viene normalmente raggiunto dai bambini bilingui circa un anno prima di quelli monolingui. Questo vantaggio sembra essere dovuto al fatto che i bilingui devono costantemente valutare la competenza linguistica dell’interlocutore per decidere quale lingua adottare nel parlare con lui.

ATTENZIONE: la ricerca ha dimostrato che i bilingui hanno generalmente prestazioni migliori dei monolingui quando devono svolgere contemporaneamente due compiti che richiedono attenzione e capacità di selezionare gli stimoli rilevanti, inibendo quelli irrilevanti. Ciò sembra essere dovuto al fatto che le lingue parlate dai bilingui sono sempre attive simultaneamente nella loro mente: in modo da limitare l’interferenza fra i due sistemi linguistici, i bilingui sviluppano un meccanismo di inibizione tramite il quale inibiscono una lingua mentre viene utilizzata l’altra.
Analogamente, tale meccanismo può essere utilizzato anche in altri compiti che richiedono attenzione e controllo esecutivo e migliora le prestazioni quando è richiesto di eseguire più operazioni contemporaneamente o in rapida successione.

Fonte Raising Bilingual Children’ – Antonella Sorace e Bob Ladd

La risposta è no. I bambini sono estremamente sensibili ai diversi modi in un cui le persone parlano. Anche quando sentono solo una lingua, imparano subito le differenze tra il modo di parlare degli uomini e delle donne, la differenze fra modo di parlare educato e maleducato, eccetera. Per i bambini, il bilinguismo è solo un fatto che differenzia le persone!
La ricerca di oggi ci dice che non è così, e ci potrebbe essere un vantaggio nell’essere bilingue (oltre che nel conoscere più di una lingua), come per esempio avere un modo di pensare più elastico.

Fonte Raising Bilingual Children’ – Antonella Sorace e Bob Ladd

Come i bilingui adulti, i bambini bilingui usano spesso parole di una lingua quando parlano l’altra (si chiama code-switching). Ma ciò non significa che siano confusi riguardo a quale lingua stiano parlando e comunque, quando parlano con monolingui, i bambini bilingui sono attenti nell’usare solo la lingua adatta. Mescolare le lingue è normale in situazioni in cui tutti le parlano entrambe. Ciò non significa che i bambini ne stiano dimenticando una, o che non sappiano più la differenza fra una lingua l’altra. L’obiettivo deve essere quello di creare situazioni naturali, in cui i bambini abbiano veramente bisogno di usare la lingua, infatti la semplice esposizione è un ingrediente importante per lo sviluppo linguistico dei bambini.

Fonte bilinguismoconta.it

No, l’apprendimento delle lingue durante la prima infanzia è qualcosa di NATURALE e privo di sforzo, sia che si tratti di una sola lingua, che di più lingue contemporaneamente. I bambini, sia monolingui che bilingui, sono infatti dotati di una predisposizione innata per l’acquisizione del linguaggio, che permette loro di imparare le lingue senza sforzo e senza bisogno di un’istruzione esplicita. Questa capacità, però, decresce a partire dalla fine della prima infanzia, verso i 5-6 anni, fino all’adolescenza, verso i 12 anni. Ecco perché è importante esporre i bambini il prima possibile ad entrambe le lingue.

Fonte Raising Bilingual Children’ – Antonella Sorace e Bob Ladd

La cosa principale da tenere in mente è che i genitori non “insegnano” ai propri figli a parlare, non più di quanto insegnino loro a camminare o a sorridere. Le cose più importanti nello sviluppo del linguaggio sono l’esposizione e la necessità. Se un bambino viene esposto ad una lingua in circostanze diverse, con varie persone, fin dalla nascita, e se sente che è necessario usare questa lingua per interagire con il mondo attorno a sé, la imparerà. Se viene esposto a due lingue, in diverse circostanze, con persone diverse, dal momento della nascita, e se ha bisogno di usarle entrambe per comunicare con la gente attorno a sé, le imparerà entrambe.

Fonte Raising Bilingual Children’ – Antonella Sorace e Bob Ladd

Molti esperti raccomandano il metodo “un genitore-una lingua” per una famiglia bilingue. Il principio è che Mamma (o Mommy) parla sempre ai bambini nella sua lingua e Papà (o Daddy) parla sempre nella sua lingua. Questo è un buon punto di partenza per una famiglia bilingue, ma non è l’unico.

Fonte Raising Bilingual Children’ – Antonella Sorace e Bob Ladd

Non preoccupatevi.
Quando i vostri figli erano piccoli, probabilmente erano più esposti alla lingua di famiglia di quanto non lo fossero all’inglese. Ora che vanno a scuola sono esposti all’inglese per varie ore al giorno, e imparano una quantità di parole nuove e di modi nuovi di usare il linguaggio, e solo in inglese.

Non è assolutamente necessario, sebbene sia utile che i genitori supportino il percorso dei propri figli, ma questo è facilmente attuabile attraverso un costante interesse nelle attività scolastiche, letture di eventuali libri in lingua, ascolto e produzione di semplici canzoni e filastrocche, coinvolgendo il bambino che ne diventa parte attiva.

Il bambino può iscriversi tranquillamente alla primaria bilingue e l’inserimento sarà graduale e ben organizzato con l’ausilio di strumenti idonei che favoriscano l’apprendimento. I bambini non sono forzati, ma l’ambiente, gli insegnanti (debitamente formati) ed i compagni agevolano l’inserimento in maniera naturale. Può essere previsto un percorso di supporto specifico per l’apprendimento della lingua qualora si renda necessario.

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